La montagna e il sacro

 
Nella valle di Pennapiedimonte (Chieti), e precisamente nei pressi di una grotta pastorale del Vallone delle Tre Grotte, troviamo uno sperone roccioso che si protende aereo ed isolato nel vuoto. Sulla sua superficie piatta e levigata è incisa una grande e semplice croce: nessun'altra incisione all'intorno la contamina come se l'ignoto autore e tutti coloro che hanno frequentato quei luoghi avessero deciso di farne un simbolo della sacralità di quella montagna.


Pennapiedimonte-Vallone delle tre Grotte

La Majella è solo una delle tante montagne che hanno rappresentato per molti popoli la dimora del sacro, a volte per la loro cima irrangiungibile, altre volte per una particolare forma, altre ancora perché madri di fiumi che rendono fertili le valli. In ogni cultura, ad ogni latitudine, troviamo montagne sacre, piccole o grandi, di nuda roccia o ricoperte di boschi, bianche di neve o rosse di lava e lapilli. In questi santuari della natura sopravvivono ancor oggi culti millenari: i pellegrini vi si recano per bagnarsi in sorgenti miracolose, per toccare le pietre santificate dalla presenza divina, per compierne il periplo, spesso lungo e difficile, con l'animo del penitente. Dovendo dare una dimora al proprio Dio la montagna è la forma della natura più adatta e più vicina a quel cielo dove si celano grandi misteri: la luce ed il buio, il sole, la luna con il suo nascere e morire, le stelle, le comete, le eclissi; dal cielo infine scendono l'acqua fecondatrice ed il fulmine che reca il fuoco. Ascendere la sua cima, quale punto di contatto tra cielo e terra, l'uno dimora degli dei, l'altra degli uomini, equivale ad un viaggio di purificazione, ad un avvicinamento alla divinità.


Raiano-Eremo di S. Venanzio
Quei gruppi umani, quelle tribù che vivevano in luoghi dove non c'erano monti, crearono artificialmente la loro montagna sacra costruendo templi che salivano verso il cielo assimilandoli così alla montagna; oppure li alzarono ad imitazione delle proprie montagne sacre, quando queste erano troppo lontane ed era quasi vano sperare, anche nel corso di una intera vita, di compiervi un pellegrinaggio.
Il devoto che si cimenta (sempre in senso orario!) nella ‘pradakshina’ di un Grande Stupa - che poi è la stessa immagine del Buddha - compie teoricamente anche il ‘parikrama’ del Kailas. Con molta probabilità, il pellegrinaggio intorno al Kailas, impegnando severamente ogni individuo, dovrebbe ottenere un coinvolgimento emotivo maggiore, e quindi risultati spirituali più profondi. Ma non è detto che uno ‘stupa’ e soprattutto il Grande Stupa di Sanchi, nell'India centrale, innalzato su una collina suggestiva e immersa nella quiete, non susciti il medesimo effetto. In fondo, tutto dipende dalla disposizione d'animo della persona: anche un viaggio al Kailas può risultare inutile e vano.........( Pellegatta A., Kailas: La Montagna Sacra, in http//www.intraisass.it/ Kailas.htm).
La montagna non è sacra solo nella sua interezza ma in ogni singolo aspetto naturale: dalla grotta al ruscello, dal bosco alle rupi, ogni angolo può essere sede del sacro. Il devoto non si limita a considerare sacro il santuario ma è portato ad allargare l'area del sacro interpretando alcuni aspetti della natura circostante come segni della divinità.




Assergi-San Franco


I luoghi di culto dimenticati
Ricordiamo alcuni luoghi di culto dei quali è rimasta qualche traccia sul terreno, o nella tradizione locale. Per altri luoghi di culto, nei quali sono ancora evidenti e ben conservate le strutture, ci si chiede cosa possa aver determinato il loro abbandono e la fine della devozione popolare. Il criterio di scelta è molto soggettivo dettato quasi esclusivamente dalle emozioni che questi luoghi hanno in me suscitato grazie ad un particolare panorama, all'isolamento, al connubio con altri edifici, alle caratteristiche costruttive, ad alcuni riti un tempo praticati.



Castelvecchio C.- Madonna della Neve


Cerqueto-S. Reparata

Goriano Valli-S. Cesidio

L'Arcangelo Michele


Nell'Abruzzo dei pastori, abituati da millenni a ricercare non senza contrasti i pascoli per le loro greggi, l'Arcangelo Michele prese il posto, nella maggior parte dei casi, di un dio forte e bellicoso che rispecchiava la loro indole: Ercole. L'Arcangelo, come Ercole, era un guerriero e come i pastori abitava nelle grotte e sulle cime. Moltissimi sono i luoghi sacri a lui dedicati e tuttora presenti nella regione abruzzese situati soprattutto in grotte e in luoghi elevati. Per l'accompagnatore delle anime nell'oltretomba, per l'angelo del passaggio, tali luoghi esprimono più di altri il limite fra la vita terrena e quella soprannaturale.


Balsorano-S. Angelo


Civitella del Tronto-S. Angelo di Ripe

S. Angelo d'Ocre

Lucoli-S. Michele